16/09/2013
Antichi modi di dire veneziani sempre attuali
Gentile cliente,
per il nostro appuntamento dopo la pausa estiva ci siamo ispirati ad un argomento popolare che ha segnato la nostra lingua, tramandandoci delle “ pillole di saggezza “ o delle forme idiomatiche tuttora in uso: i detti veneziani.
Sono tantissimi, trattano tutti gli aspetti della vita quotidiana e ne abbiamo selezionato alcuni per Lei fra i piu’ significativi e comprensibili.
Molti hanno riferimenti storici, perche’ la Serenissima Repubblica veneta e’ stata una grande potenza navale che nei secoli si espanse nelle isole e nei territori dell' Adriatico e del Mar Mediterraneo, arrivando a comprendere quasi tutte le coste orientali dell' Adriatico (interamente noto come " Golfo di Venezia "), ma anche le grandi isole di Creta ("Candia" per i veneziani), Cipro e gran parte delle isole greche e del Peloponneso ("Morea" per i veneziani). A piu’ riprese la sua influenza arrivo’ fino al Bosforo.
Cominciamo con il detto “ andar a Patraso con tuto “ o “ mandar a Patraso con tuto “ (andare a Patrasso con tutto o mandare a Patrasso con tutto) che nelle due diverse sfumature significa “ lasciarsi morire “ o “ finire in rovina “ economicamente. “ Andar a Patraso “ ricorda la sconfitta subita dall’ammiraglio veneziano Vettor Cappello nel 1467 nell’ isola di Negroponte vicino a Patrasso. Il suo dolore fu cosi’ grande che si ritiro’ e mori’ di crepacuore poco tempo dopo, mentre “ mandar a Patraso “ deriva dalla rovinosa sconfitta del provveditore Giacomo Barbarigo nella battaglia contro i Turchi a Patrasso nel 1446.
Di una persona particolarmente magra e senza soldi in tasca si dice invece “ seco incandio “ (magrissimo e ridotto in miseria). La derivazione di questo detto si deve a Candia, (l’odierna Creta), nota ai Veneziani per la guerra contro i Turchi, guerra durata 25 anni, per la quale dovettero sborsare nell’anno1668 la somma di 4.392.000 ducati. Era una somma straordinariamente alta per quei tempi e non resto’ molto ne’ nelle tasche dei cittadini, ne’ nelle casse dell’erario pubblico. I Veneziani rimasero pertanto “ incandii “ (senza soldi).
Si dice anche “ ndemo bever un’ombra “ (andiamo a bere un’ombra) invitando qualcuno a prendere qualcosa al bar. E’ un detto molto in voga e per capirne il senso si deve riandare nel tempo alla fine del secolo 14mo quando, attorno al campanile di San Marco, si montavano delle bancarelle con varie attivita’ commerciali: rigattieri, panettieri, spezieri e osterie. Con il passare degli anni rimasero prevalentemente le osterie, che servivano il vino su dei tavoli, che durante il giorno venivano spostati attorno al campanile seguendo il movimento della sua ombra. Percio’ si diceva “ ndemo bever all’ombra “ che nel tempo si e’ trasformato in “ ndemo bever un’ombra “. Il modo di dire e’ sempre vivo e tra i prediletti dei veneziani.
Un argomento “ leggero “ per renderLe piu’ facile la ripresa della vita di tutti i giorni dopo l’intervallo estivo e ricordarLe che noi siamo a disposizione e L’aspettiamo per il Suo prossimo soggiorno, che potra’ prenotare come sempre comodamente tramite il nostro sito, dove trovera’ le nostre migliori proposte o, se preferisce, contattandoci personalmente.
Un cordialissimo saluto
Famiglia Serandrei